Quel bocciolo necessitava azioni,
non poteva schiudersi solo con parole e sguardi.
Come funamboli padroneggi la lingua,
con l'immagine m'incanti,
ma per coltivare la terra serve fatica e sudore,
mani, capaci di estirpare erbacce e qualsiasi cosa possa minarne la fioritura,
piedi saldi, pronti a proteggere da ogni schiaffo dei venti.
Ti ho offerto il mio caldo terreno,
ne ho accolto perfino il concime come con nessun'altro,
eppur continui a non averne cura,
lasci che piccoli vermi rosicchano i miei petali,
con lenti morsi guadagnano metri,
vedo che si preparano al banchetto.
Per te mostravo colori,
no, per nessun'altro insetto era la mia gelatina,
a te gridavo proteggimi dalle api,
ma hai lasciato che una tra loro rubasse il polline.
Ancor oggi è venuta a succhiare,
ed io disarmata, senza alcuna tua difesa.
Adesso, a me, inerme,
restano soltanto atti mancati.
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