martedì 7 settembre 2010

L'insidia

Quel bocciolo necessitava azioni,

non poteva schiudersi solo con parole e sguardi.

Come funamboli padroneggi la lingua,

con l'immagine m'incanti,

ma per coltivare la terra serve fatica e sudore,

mani, capaci di estirpare erbacce e qualsiasi cosa possa minarne la fioritura,

piedi saldi, pronti a proteggere da ogni schiaffo dei venti.

Ti ho offerto il mio caldo terreno,

ne ho accolto perfino il concime come con nessun'altro,

eppur continui a non averne cura,

lasci che piccoli vermi rosicchano i miei petali,

con lenti morsi guadagnano metri,

vedo che si preparano al banchetto.

Per te mostravo colori,

no, per nessun'altro insetto era la mia gelatina,

a te gridavo proteggimi dalle api,

ma hai lasciato che una tra loro rubasse il polline.

Ancor oggi è venuta a succhiare,

ed io disarmata, senza alcuna tua difesa.

Adesso, a me, inerme,

restano soltanto atti mancati.

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