lunedì 6 dicembre 2010

Cuore scalino

Il tuo cuore
come l'angolo di uno scalino
se sbaglio passo
vertiginosamente mi ferisco
se trovo il tuo ritmo
ansimante procedo
verso l'alto
quando sto per vincere la cima
tu diventi così ripida
scivolosa
ed io cado
vorticosamente precipito
per terra, sfiancata
alla base delle scale
dove come me
mille altri piedi
miseramente attratti
attendono il turno
per salirti.

lunedì 25 ottobre 2010

Follow the road

While gathered rags of my heart
I didn't believe
to meet a light
in the strange town
I had never seen
a sky so blue, a sky so clear

the tyres run slowly down the track
I hear the sound of your silence
your eyes following the road
my eyes following the road

while inside the car
scroll through the notes, remembered
an unexpected smile, an unexpected empathy
I stumble in the thoughts
in steps and narrow alleys
the bridge over the river warmed my arms.

the tyres run slowly down the track
I hear the sound of your silence
your eyes following the road
my eyes following the road
your eyes following the road
my eyes following the road

venerdì 22 ottobre 2010

Musa

Se la mia mano reca la lira
la tua accompagna il plettro
ed è un canto a due voci
amabile ed ammaliante
a cui semplicità
e sorriso abbandona
Corona di mirti e rose ai tuoi piedi.

lunedì 18 ottobre 2010

Il tuo maglione

Ho indossato il tuo maglione
ed è il suono della tua casa
l'odore di tua madre
il colore dei miei occhi.

Ho sfilato il tuo maglione
ed è il ricordo di un abbraccio marino.
La pelle emette il tuo sapore
nettare e melata mi tengono avvinta
come fossi un insetto impollinatore.

Io mostro la scorza di un orso
tu sei resina sulla corteccia
sbattiamo l'uno contro l'altro
ma infine ci bagniamo di miele.

venerdì 15 ottobre 2010

L'attimo prima

Ci si trova come tra punta e golfo

con la paura di annegare e la voglia di tuffarsi

Quel che manca e quel che sbagliamo

ma in due mani

mai una sola

v'è l'incontro

sicchè lì unisce il silenzio

ed io

amo quei passi.

martedì 12 ottobre 2010

Devozione

Del tuo viso sul guanciale la forma
sprofondo inebriata
l'arrivo dell'orizzonte è il tuo profumo.
Dei tuoi denti lenzuola
tuffo nelle coperte
in odori di pelle appena lasciata.
Del calore sorridono i bordi
mai dimentico dei tuoi occhi
mai obliato da altre parole
a te drappi balsamici
per te, sola
avvicino le mani in devozione.

domenica 26 settembre 2010

Inganno d'estate

Scelgo i vestiti migliori anche se non devo uscire

un intero week end trascorso ad aspettare

attendere le tue parole

ma sento solo silenzi che urlano fine



inganno dell'ultima estate

fiducia sbiadita

sei l'inganno della mia estate

purezza mal cucita



L'inverno sta rubando le mie notti

mentre tu tra altre lenzuola ripeti le stesse parole

io faccio nuvole dei miei sogni

la magia della notte più non mi consola



e si perde anche la luna

nell'universo

e non c'è più la luna

nel mio universo



Ho imbadito la tavola e versato il vino

vieni pure, ho candele solo per te

il profumo nell'aria assale quella tua brama

il tuo piatto migliore è servito

sfodera dunque la tua faccia ferina



manda giù fino alla fine

il mio cuore al sangue per te

te lo lascio finire

anche se hai già digerito.

sabato 18 settembre 2010

Ho ancora una sigaretta accesa

Cammino a piedi nudi sul pavimento

per sentire il freddo sotto la pelle

mi ricorda che sono ancora vivo

dal balcone osservo cadere la pioggia

da quando sei andata via

ho ancora una sigaretta accesa



I conti in banca non tornano

i libri non oltrepassano la mia testa

il figro è pieno

ma la carne si asciuga sulle mie ossa

da quando sei andata via

ho ancora una sigaretta accesa



indosso gli stessi vestiti da giorni

così non dimentico il tuo odore

il letto dal tuo lato è ancora fatto

io non dormo, mi stendo senza sfiorarlo

i resti della tua ultima colazione

per terra, lì accanto al comodino

mi fermo a guardarli, mi ricordano la tua bocca

ho ancora una sigaretta accesa.



Ed i vecchi mi dicono che hanno paura della morte

e sepolte cicatrici tornano ad urlare

ma Blu non suona più

e ho ancora un' ultima sigaretta

che ultima non è.

martedì 7 settembre 2010

L'insidia

Quel bocciolo necessitava azioni,

non poteva schiudersi solo con parole e sguardi.

Come funamboli padroneggi la lingua,

con l'immagine m'incanti,

ma per coltivare la terra serve fatica e sudore,

mani, capaci di estirpare erbacce e qualsiasi cosa possa minarne la fioritura,

piedi saldi, pronti a proteggere da ogni schiaffo dei venti.

Ti ho offerto il mio caldo terreno,

ne ho accolto perfino il concime come con nessun'altro,

eppur continui a non averne cura,

lasci che piccoli vermi rosicchano i miei petali,

con lenti morsi guadagnano metri,

vedo che si preparano al banchetto.

Per te mostravo colori,

no, per nessun'altro insetto era la mia gelatina,

a te gridavo proteggimi dalle api,

ma hai lasciato che una tra loro rubasse il polline.

Ancor oggi è venuta a succhiare,

ed io disarmata, senza alcuna tua difesa.

Adesso, a me, inerme,

restano soltanto atti mancati.

domenica 5 settembre 2010

Com' eravamo belli

Com'eravamo belli

in riva a quel lago

ancora qualcosa ci separava

ma avevamo negli occhi la stessa direzione



Com'eravamo belli

perchè quando inizi raccontare dei tuoi Vecchi

e lì che scopri

che ti ha colto di sorpresa l'amore



Com'eravamo belli

con l'imbarazzo di due giovani innamorati

due amanti che si mangiano negli occhi

per sottoportare la distanza dai capelli



Com'eravamo belli

mentre di nascosto ci sfioravamo le mani

avevamo piedi di bambini impauriti

che come per la priva volta toccano l'acqua



Com'eravamo belli

potesse ritornare

allora non dovrei inventarmi

una canzone che mi possa consolare.

martedì 27 luglio 2010

Giri di Valzer

Nascondevamo giri di valzer
in una stanza io e te
e sognavamo strade sperdute
americhe e narghilè

ma la lingua dell'amore non sa tacere lo sai
ma lo sguardo dell'amore parla da solo lo sai

immaginavamo che oltre il soffitto
nascesse una stella per noi
e ci sembrava normale
un camper una barca a vela e sakè

ma il prezzo di questa scelta ci espose agli avvoltoi
ma senza alcuna difesa naufragammo in cerca del noi

così furon notti e furon giorni
miele e braci io e te
correvamo nudi felici mettevano radici
germogli e macramè

e scoprimmo che amore è un tessuto che veste coraggio d'eroi
a maglie larghe libero di sfiorare anche i rasoi

Però gli occhi della gente
non hanno avuto clemenza per noi
così fu quest'amore
in sereno e tempesta
preda dell'onde e ahimè

sprezzato colpito deriso
eppure irrefrenabile per noi
condannato insultato sputato
eppure inestinguibile per noi
eternamente per noi
eternamente in noi
eternamente noi.

Indaco d'amore

Prima della partenza
non dimenticare che
su quelle lenzuola
ho tatuato te
Quando nell'assenza
mangierai delle fragole
indossa vestiti già usati
per abbandonarti in me

E guardando il mare
mi ricordo che
eri come spuma d'onda tra le mie lacrime
E baciando gli scogli
ripenso a me
che scoppiavo di sogni tra le tue scapole

Dopo la partenza
scopri che
ho lasciato scritto alla luna
di dipinger note
per cullar te
Quando su una pietra
rivedi gli occhi miei
scagliala con forza
perchè come melodia giunga a me

E colpendomi sul petto
ti grido che
l'amore è fronda di chimera
e come vento mi porta da te
E cavalcando il primo sole
splenda su di noi
la libertà e il colore
d'un indaco d'amore
che è canto di meraviglia sublime

lunedì 26 luglio 2010

L'insalata di pomodori

Ho cucinato un'insalata di pomodori
forse mia madre non mi ha mai insegnato come farla
ma ricordo come guardavo le sue mani
così ho imparato.
Mi sembrava che facesse tutto con le mani mia madre
avesse potuto usarle come coltello
avrebbe di certo affettato i pomodori
poi la cipolla
no, non troppo grande
ma riconoscibile
così nessuno è costretto a mangiarla.
A lei piaceva, la mangiava di gusto
ed adesso che sono io a prepararla
condivido i suoi gusti in lontananza.
Capisco come iniziava ad amare
ad assaporare
ogni ingrediente dalle mani
sì accarezzo questi pomodori con l'olio
e sento il calore nel cuore
mischiando l'origano
respiro il profumo della cucina
della cucina di mia madre.
Mi mancherà la sua profonda, ingenua conoscenza dei cibi
delle piccole cose
un giorno lo so, mi mancherà.
Ma tra le mani avrò sempre il sapore delle sue dita.

domenica 25 luglio 2010

L'assenso della Luna

Se avessi dita, Luna
e potesse la tua fissità vestirsi dei suoi occhi
sicchè gusto avesse contemplarti
saresti, in questa sospesa ora
un amplesso la cui sazietà fredda non mi appaga.
Tornassimo a te, fedele amica,
anche stanotte
ancora schiavi dei tuoi moti
consumati sotto il tuo bianco chiarore
i nostri corpi, che sfiancati
dal fuoco d'interminabili ore d'amore
hai visto interrompersi ma senza mai placarsi
addormentarsi, solo al risveglio di un accecante sole
giungessimo a te, Luna, adesso.
Non si è mai abbassata la marea da quando l'ho incontrata
colpita, schiantata
con le vertebre spaccate
le vene tagliate
la pelle scorticata, arsa, bruciata
viva
non ho cercato scampo.
Ti affido il mio segreto Luna
la pioggia non smetterà di bagnarla
e l'inverno ci troverà, ancora, come scorza nuda.

giovedì 15 luglio 2010

Pelle greco-brasile

Anelito al vuoto questo Pathos
slancio che incolmabile tende all'infinito.
Indissolubile Eros
creatore d'immagini, dannate e salvifiche
istilla nettare e ambrosia oltre le tempie.
Plasma ai miei occhi, figlio di Iride, tre donne
e fanne una sola imperatrice del centro.
Oh nudità di Selene che ritornano nell'assenza
come Rio delle Amazzoni mi hanno stregata
Oh mani di Artemide, voluttuose cascate nella foresta
Oh pelle di Proserpina, fumante scogliera di arcipelaghi vulcanici.
Nostalgia si rinnova, sognando terre latine
presente mancanza che nutre il desiderio.

lunedì 12 luglio 2010

Stordita

Capogiri mi scuoiano la pelle
abbandonata, stordita in solitarie sponde
chiodi mi spezzano le clavicole
corteccia spaccata che piange miele
oceani mi ardono le carni
sotto un'accetta che perfora insano ventre
Voglio sabbia negli occhi
spine nella gola
corde ai piedi
respiro un'altra vita
ed anche urlare è fatica per le mani.
La debolezza delle membra è un mistero del cuore.

mercoledì 7 luglio 2010

germogli

Come albero senza radici
sprofondo in terreni sconosciuti, caldamente gelidi
Come arbusti aridamente fertilizzati
le membra percosse dal vento
Afa e sabbia colpiscono i rami
ma le foglie hanno insaziabile sete
Neve che brucia solo frutti prematuri.

Omicida

Entrato senza parlare, senza un fiato
centrato nello stomaco
senza toccare, senza un morso.
Rubato senza permesso
macchiato nella gola
sporcato di carne di un altro amplesso.
sacro demone, incedente vampiro
dolcemente cullata dalle tue dita
dolcemente stuprata dai tuoi denti.
Tagliare e suturare altri occhi, altre mani
leccare questo sangue per farne meraviglia.

domenica 4 luglio 2010

Senz'acqua

non esiste abitudine alla mancanza
è struggente silenzio di foglie che non riesci più a ricordare
che non hai mai visto scivolare.
che passi hai camminato quando eri straniera?
quali fiori hai colto prima che arrivasse l'ultimo inverno?
onde e tramonti non mi accarezzano di pace
sbrano singhiozzi che non puoi sentire
cedo ad una fobia di lacrime
e mentre sgocciolo tra le onde
tu guardi rivoli lontani.
muoio di sete
come fiato sciolto senza carezze.

martedì 29 giugno 2010

Assenza

Caldo e vertigine abbandonati sulle labbra
freme la carne e senza occhi il torpore non inonda
lascio andare il sesso sotto le lenzuola
lo sento esplodere nella tua assenza
voglio strapparlo a nude mani
ma il sangue fluisce solo nella testa
arde la mia pelle intrisa dal profumo
mi sbattono queste acque tra le cosce
i gemiti vanno incontro alle onde
e stringo disperatamente il brivido al vento
un omicidio gustare il sapore senza i tuoi seni.

domenica 27 giugno 2010

Profana

Lasciami aria mentre sprofondi sulle sue labbra
non scoparti i miei occhi tra le sue gambe
non pizzicarmi le orecchie con i sussurri
non farlo espiatrice profana.
Mentre coltelli mi frantumano l'esofago stai zitta, per favore stai zitta.
Il sangue nelle vene rimane infetto, mio
non proverai la vergogna di berlo.
Ora ti sbrano la carne e appendo alle mie note i brandelli
Nessuno vedrà questo quadro dei tuoi scarti
non imprecare una finta paura, stai zitta, per favore stai zitta.

venerdì 25 giugno 2010

Labbra di Chiffon

Fulgore d'organza lungo il collo
caldo, profumo, che scioglie i seni ardenti
Fiati mi penetrano le mani
polverizzano il mio sesso
Morsi sulle labbra, li sento,
corrono fin dentro le caviglie
Assaggiami e rimani sulla pelle, arsa, mordace.
Sporcami le dita, i piedi, con gli occhi
Agganciati alle gambe saccheggiando i miei fianchi
un oceano di fremito rosso che punge le narici.

martedì 22 giugno 2010

Fiore velenoso

Seduta su quei gradini
come il vento tu sei
ambrata una luce specchia
il profilo tuo
e non so quasi fiatare
io non so quasi fiatare
mi perdo in questa vertigine.

aspettando che il tuo sesso arrivi
aspettando che lo stupore tocchi anche te
sono un fiore velenoso
vorresti portare calore per me.

Quasi un bacio con te
ma le tue mani sono su di lei
anche se gli amplessi sono per me
nella mia stanza il vuoto c'è
tra le mie lenzuola
io tra le mie lenzuola
dormo sola da un lato

aspettando che il tuo sesso arrivi
aspettando che lo stupore tocchi anche te
sono un fiore velenoso
vorresti portare calore per me.

Mi perdo in questa vertigine.

domenica 20 giugno 2010

Senza Radici

Immagino di te i tuoi nei che
come onde cavalcano sul mare
Io che invece a galla ci resto appena
bevo vino e fumo per non naufragare

Non hai radici per lei
non hai radici per lui
non hai radici neanche per me
ma sai che anche senza radici io ti voglio con me
ma sai che anche senza radici io ti voglio con me

Forse fu un po' per gioco o realmente solo spontaneo
che quelli occhi s'inabissarono nei miei
poi furon le parole e nella carne quel sorriso
ma le mani non toccano ancora il sole.

Non hai radici per lei
non hai radici per lui
non hai radici neanche per me
ma sai che anche senza radici io ti voglio con me
ma sai che anche senza radici io ti voglio con me

E sono potrà a pagare quando avrò la pena
perché sono un'assassina sono giuda in miseria
ma se la pelle mi strapperanno con il fuoco
ne sarò felice se non ero un solito gioco

non hai radici per lei
non hai radici per lui
non hai radici neanche per me
ma sai che anche senza radici io ti voglio con me
ma sai che anche senza radici io ti voglio con me

sabato 19 giugno 2010

Erba Canina

Infuocati occhi
assaltano labbra in competizione
sopra i tuoi seni pollini invisibili
infestano nei che trasudano erbosi
mani coltivano inestirpabile desiderio
penetrano nelle gambe prive di radici
brandelli di carne xenia bramo dalla pelle
agognante di verde
visiono colori di un limite sporco.

martedì 18 maggio 2010

Monomania

Mi consumo su di lei
dolce satira fluttuante nella mente
trasportami in te
malefica sensualità
dea, madre degli inferi.

Fragilità morbida
sradicata da avvolgenti mani
Mi provochi, atterri.
Fertilità sfavillante
esplodi in un solo colore
e precipiti accesa.
Rosso.

giovedì 13 maggio 2010

Sogni Visionari

Avvolta da bagliore nero
Più forte più lento s'innalza il petto
vanità celata tra i ventricoli deliranti
Mi manca il fiato.

Scende su di me
e sempre
come ossessione demoniaca
mi sento strozzata
omniescienza psichica
di un incubo desiderato.

Mento di me,
e di te visione di un pianto di sangue.

Vampiria

Ritorna a corrente alternata
di notte rapisce membra sanguinanti
Non temo la luce del giorno
attanaglio il buio nella notte
sciogli la croce sulla mia fronte
bruciami pure sulle palpebre il giorno
un solo paletto soffochi l'emozione immorale
e l'illusione amnesiaca sbrani la pace

la vita morta in sogno

Presso il meriggio stava lavando al fiume le sue vesti, le profumava con rose bianche così riacquistavano il loro originale candore. Una figura, tuffandosi dall’alto di un albero a picco sulle acque, interrompe le gesta della sua fredda quotidianità, ecco, la meraviglia di una creatura che sorge, una suggestione ammaliante che le destabilizza le membra. Come una visione di terre scomparse, come ricordi di fuochi nella notte, come astri, interrogati da astragali sibillini. D'improvviso si volta, è nuda, capelli castani bagnati lungo la schiena ambrata, occhi neri penetranti ed il dharma sul cuore. La paura incalzante la spinge per terra, crocifigge al sole lo sguardo di Efrem che cade con i piedi nel fango, perde i sensi. Sollevandosi apre gli occhi, con immenso stupore si abbandona tra queste sconosciute braccia, si ritrova nel suo letto, i piedi ancora sporchi ma una corona di orchidee intorno. Un calice con nettare di miele e vino  è accanto al giaciglio, il dolce e l’amaro, al risveglio un singolare connubio. Alida era andata via, ma sulla terra il disegno dei loro corpi stretti nell'intimo abbraccio. Beve tutto d'un fiato l'intera coppa, si distendendosi e giace tra i ricordi scivola in un tiepido sonno. Cadendo nel fiume aveva battuto la testa contro una pietra del fondale, quest’ultima l’aveva colpita in un punto che provoca uno stordimento come da oppio, una sorta di attraente ozio da cui nessuno sa quando sarà il ritorno, ne conosce quale sia il viaggio durante questo sconosciuto riposo. Il corpo le si era accovacciato tra alcune rocce e la testa aveva trovato un’insenatura che le permetteva di rimanere fuori dal torrente, così continuò a respirare mentre era assopita e le acque le cullavano il corpo. Si ritrovo davanti ad una strana figura, una via di mezzo tra un uomo ed un pupazzo con sembianze ferine.
Si strofinò gli occhi per mettere a fuoco l’immagine che le si mostrava davanti, e con stupore si accorse che non era una visione sfocata, bensì quello che vedeva era davvero un essere indefinibile. Le orecchie ed i piedi di lepre, un capello ed una pistola da militare, le mani, le braccia il busto e le gambe da uomo, mentre il viso assomigliava a quello di un gatto, un essere cosi orripilante ma così buffo da far tenerezza e non incutere timore. Non per l'ultimo la cosa più insolita erano i fiori che fuoriuscivano senza sosta dal cappello e dalla pistola.
Con sorpresa Efrem gli chiese :”chi sei”? Il buffo guerriero-pupazzo rispose :” Ciao, sono il soldato-fantoccio dei fiori, ben arrivata, spero che tu abbia fatto buon viaggio. Dai tirati su, è tardi il cammino è ancora lungo ed appena iniziato, non vuoi mica fermarti adesso?!”.
Efrem era confusa, si sentiva come persa nella nebbia, non sapeva cosa fare nè cosa domandare a se stessa, allora disse al suo interlocutore:”viaggio?
fermarmi? andare? ma dove? io non so nulla, non so dove mi trovo, perché sono arrivata qui, non ho idea di come ci sia giunta e ancor meno so cosa o chi sei tu!”.
Il ridicolo combattente rispose sorridendo :” Ti ho già detto chi sono, il soldato-fantoccio dei fiori. Non farmi tutte queste domande, non so risponderti sono solo un’immagine favolosa io. Quanto siete grigi voi umani, volete sapere anche quando non c’è nulla da spiegare, chissà perché, ma sta tranquilla e seguimi, vedrai, troveremo quello che cerchi”.
Efrem era ancora più dubbiosa, non si era mai lasciata guidare da nessuno fino a quel momento, ma sentì qualcosa dentro che la spingeva a seguire quella buffa creazione della fantasia, un’irrefrenabile voglia di lasciarsi andare al cambiamento, e così iniziarono a camminare.
La strada che percorrevano non era impervia, il soldato-fantoccio dei fiori camminava davanti ad a lei che lo seguiva esattamente con gli stessi passi. Era un percorso difficile, pieno di pietre aguzze, rovi irti e con delle zolle di prato verde lucente. Erano come quei prati in cui ti viene voglia di correre a piedi nudi senza più fermarti e che sotto l’epidermide sono soffici come un lieve vento nelle notti d’estate, ma a calpestarli questi, erano un po' diversi, la pelle ne avvertiva una strana sensazione, come scivolare sulle sabbie mobili ma senza restarne inghiottiti, erano risucchianti e subito dopo riluttanti. Efrem continuava a camminare scalza eppure non aveva nessun taglio, neanche un solo graffio, sembrava che nulla, nonostante camminasse anche oltre le zolle di prato, potesse ferirla. Il soldato-fantoccio dei fiori si voltò e le chiese :”hai fame?
Lei rispose :”no, ma ho molta sete, avresti dell’acqua?”. Il militare mezzo uomo mezzo animale disse :”è giunta l’ora di fermarsi un attimo”. Cosi su una zolla verde apparve d’improvviso una tavola imbastita di ogni cibo e bevanda. Adesso Efrem aveva solo l’imbarazzo della scelta, aveva sete e vi erano innumerevoli bicchieri da cui poter attingere. Fu attratta da quello che emanava un particolare chiarore, un bicchiere di latte ma luminosissimo, di luce quasi irreale. Era un latte bianchissimo, di una purezza mai vista, ed il sapore era leggero di una delicatezza sconosciuta. Inizio a bere lentamente e si sentiva sempre più pulita, scendeva come una dolce melassa e la dissetava come acqua fresca. Quando sentì che stava quasi per dissetarsi si trasse per osservare il liquido che le iniettava tanta pace e si accorse che era diventato di un colore rosso, accesso, color sangue. Il contenuto del calice tra le sue mani adesso straboccava, seppur ne avesse bevuto quasi tutta la capienza, continuava a fuoriuscire, ansiosamente provo a bere nuovamente nel tentativo di fermarlo, ma più ne aveva bevuto più s’intingeva di rosso, si era macchiata sulle vesti, sulle mani, sul viso, e scorreva come un fiume dal bicchiere aumentandone l’ampiezza della foce. Spaventata gettò la coppa, ne seguì il corso con lo sguardo, il latte ormai rosso scivolo fuori dal calice quasi subito, inondando un’intera zolla verde, così anche quest’ultima divenne color sangue iniziando però a creare una particolare forma con delle linee bianche, quando tutti i tratti furono congiunti Efrem riconobbe il volto di Alida, così urlando svenne nuovamente. Il soldato-fantoccio dei fiori nell’attesa del suo risveglio si sedette e si mise a mangiare dei biscotti.
Quando rinvenne era ancora una volta stordita, stessa immagine davanti ai suoi occhi, ma una calma insolita danzava sul suo cuore, scorse una porta tra le zolle, una porta senza pareti intorno e senza serratura, eppure lei ne aveva la chiave, la ritrova sbalordita tra le sue mani, così sempre aprire nessuna serratura ,entra dalla porta e muove i passi uno dietro l’altro con fatica, si sente stanchissima, si trascina eppure non riesce a fermarsi, raggiunge il centro e poi volge lo sguardo a sinistra, dove un immagine la colpiscd al petto senza sbagliare bersaglio. Si siede, le sue mani avvolgono le trasparenti dita di un sogno che è appena svanito, sente quasi un calore che le accarezza, una lacrima le sfiora, di colpo le sue mani diventano gelide, da reali assenti, quasi non le vede più, si dissolvono nella loro amata essenza bianca. Era un'immagine troppo pura per restare, troppo lucente, accecante, per ricucirla senza le mani, la sofferenza e l'amore insieme, un'immagine che colpendola le cancella le mani e non può più afferrarla. Distende il viso sul legno marmoreo ardente di nere panche che le sono comparse di fianco, si lascia andare alla solitudine, alla confusione, di nuovo Efrem, dispersa che non sa dove andare, dietro l’incanto di un viso lacerato, di una donna incapace di amare. La profondità e l'ombra del buio e della luce di un essere che si sta dilaniando. I fiori dal capello del fantoccio-soldato dei fiori cessarono di uscire ed il sangue si raccolse tutto dentro la pistola come risucchiato dalla canna, i biscotti che teneva in mano caddero per terra ed egli morì come se qualcuno gli avesse succhiato via l’anima in un istante.

venerdì 23 aprile 2010

FEMME

Dal tuo sguardo sgorga il mormorio dell'acqua,
Donna, spiaggia di naufraganti onde.
Dalle membra risuonano orpelli,
un fruscio di orchestra in cui s'intravede l'universo.
Dalle calde mani, eletti olfatti, cantano gravidi di silenzio.
Per te Donna, sublime madre della parola, il battito di ogni vita.

giovedì 22 aprile 2010

Bienvenue

Je ne suis pas mort plusieurs fois, aujourd'hui, j'ai appris les sauts de la Grenouille.